Nel nostro Paese gli stabilimenti che riciclano le bottiglie usate sono all’avanguardia.
«Un esempio virtuoso per la Ue» racconta a Panorama Gianni Scotti,
presidente del consorzio per il recupero del materiale.
«Ora bisogna migliorare  la raccolta differenziata, premiando i cittadini virtuosi e bocciando i comuni che non la fanno correttamente».

di Chiara Risolo

Riciclo del vetro? L’Europa dalla penna rossa non ha motivi per bacchettare l’Italia: «Siamo degli eroi, un esempio virtuoso tra gli Stati membri, secondi soltanto alla Germania». Esordisce così Gianni Scotti, classe ’53, una laurea in chimica industriale e un passato professionale nel gruppo francese Saint-Gobain. Dal 2019 è presidente di CoReVe, il Consorzio per il recupero del vetro (costituito nel 1997). Il suo obiettivo, per usare un gioco di parole, è senza dubbio cristallino: «Dobbiamo potenziare la qualità della raccolta differenziata nazionale e ampliare l’efficienza degli impianti per il trattamento dei rifiuti di imballaggio in vetro». Le premesse ci sono tutte. Nell’anno del suo insediamento, le tonnellate di vetro immesse al consumo nel nostro Paese sono state circa 2 milioni e 700 mila. CoReVe ne ha raccolte 2 milioni e 350 mila e consentito il riciclo di 2 milioni e 100 mila. Bene anche il 2020 con un +2 per cento a fine settembre (rispetto allo scorso anno) nonostante la pandemia. «I numeri ci dicono che stiamo procedendo nella giusta direzione». Il Consorzio, convenzionato con quasi 7.500 comuni
(92 per cento del totale italiano), svolge un’azione sempre più capillare sul territorio nazionale «benché»
dice il presidente «ci siano ancora regioni meno attive di altre, spesso solo per lungaggini burocratiche,
anche se stiamo lavorando per ridurre i gap».

Al momento, gli stabilimenti ad alta automazione in grado di trasformare il rifiuto grezzo in «materia prima seconda» (così si chiama il vetro trattato da rifondere) e inviarlo alle vetrerie per ridargli nuova vita sono 12 nel Nord Italia, tre nel Centro e cinque nel Sud. Quasi tutte strutture all’avanguardia da cui esce un prodotto di altissima qualità. Questo materiale, del resto, si presta in modo egregio al riciclo poiché nei processi di lavorazione non subisce scadimenti qualitativi. Quando lo si rifonde, inoltre, si usano temperature più basse. Ne conseguono risparmio energetico e ridotte emissioni di CO2. «Il vetro è considerato un materiale permanente. Non muterà mai le sue caratteristiche e per questo è un esempio perfetto di economia circolare» conferma. Detto ciò, non pensiate che sia tutto semplice e immediato. Una responsabilità non da poco compete anche ai cittadini. «Molti, pure se in buona fede, pensano che basti conferire il vetro negli appositi contenitori per assolvere al proprio dovere. Non funziona così» avverte.

La differenziata ha regole precise: se un cittadino mette 3-4 bottiglie in un sacchetto di plastica per trasportarle, l’impianto che riceve il sacco lo leggerà «come corpo opaco, quindi estraneo, e lo scarterà. Risultato? Noi come CoReVe, e come Italia, perdiamo quelle bottiglie. Il modo migliore per smaltire il vetro è inserire nelle campane i singoli contenitori, stando attenti a non contaminarli con ceramica, pyrex, cristallo, tutte materie dannose e non riutilizzabili per produrre nuove bottiglie».

Grande attenzione merita anche il tema sulla divisione per colore: «Il vetro non è tutto uguale». Quello delle bottiglie di birra, vino, olio e alcune conserve è colorato per difendere il contenuto dalla azione della luce, ma a fine vita non potrà essere riutilizzato per produrre vetro bianco, impiegato per acque minerali, conserve di pomodoro o frutta. «Per gli impianti è complicato separare i vetri colorati da quelli trasparenti e il rischio, una volta mischiati, è di dover usare materie prime vergini per produrre vetro bianco quando per quello colorato si possono caricare i forni fino a più del 95 per cento con materia prima seconda». Questo punto, delicato e decisivo, è contenuto, tra gli altri, nel Nuovo allegato tecnico di recente approvazione tra Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e CoReVe, valido fino al 2024. Un documento che vuole migliorare la qualità della raccolta differenziata per raggiungere standard eccellenti di economia circolare, attraverso incentivi economici ai comuni e campagne di comunicazione per sensibilizzare il cittadino. «L’obiettivo? Premiare chi fa bene, bocciare chi fa male. Se da una parte abbiamo accettato di coprire l’80 per cento dei costi dei comuni per un servizio di raccolta differenziata efficace ed efficiente, dall’altro abbiamo ridotto significativamente i contributi per chi fa una pessima raccolta» conclude Scotti. Tutti avvisati.

© riproduzione riservata – 28 ottobre 2020 | Panorama

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